Intro
50 anni al servizio dell’aiuto umanitario
DE FR EN
«Non saremmo esseri umani se fossimo rimasti con le mani in mano», dichiara Arthur Bill, primo delegato per l’aiuto umanitario, nel giugno del 1973.
Da mezzo secolo il Corpo svizzero di aiuto umanitario (CSA) è lo strumento con cui la Svizzera esprime la propria solidarietà nelle situazioni di emergenza all’estero. Da 50 anni mette in atto il mandato universale che gli è stato conferito: salvare vite e alleviare la sofferenza. Scoprite come il CSA si è evoluto per restare al passo coi tempi.
«Non saremmo esseri umani se fossimo rimasti con le mani in mano», dichiara Arthur Bill, primo delegato per l’aiuto umanitario, nel giugno del 1973.
Da mezzo secolo il Corpo svizzero di aiuto umanitario (CSA) è lo strumento con cui la Svizzera esprime la propria solidarietà nelle situazioni di emergenza all’estero. Da 50 anni mette in atto il mandato universale che gli è stato conferito: salvare vite e alleviare la sofferenza. Scoprite come il CSA si è evoluto per restare al passo coi tempi.
1973–1982
1983–1992
1993–2002
2003–2012
2013–2023
1973: creazione del CSA
L’istituzione di un corpo di aiuto in caso di catastrofe è a lungo oggetto di discussioni in ambito pubblico e politico. Il Consiglio federale sottopone all’Assemblea federale, un rapporto sulla creazione di tale organizzazione e il 1° settembre del 1972 Arthur Bill assume la carica di delegato del corpo di volontari per l’aiuto in caso di catastrofe. Dopo un periodo di preparazione e pianificazione, nel maggio del 1973 inizia il reclutamento di personale volontario. L’interesse è grande: si presentano 4000 persone e circa 1000 vengono selezionate (86% uomini, 14% donne, 82% germanofoni, 12% francofoni, 6% italofoni). Il maggio del 1973 è pertanto considerato il mese di fondazione del Corpo svizzero di aiuto in caso di catastrofe (ASC). Dal 2001 conosciuto come il Corpo svizzero di aiuto umanitario (CSA).
1984–85: operazione in Mauritania durante la siccità nel Sahel
Nel contesto della siccità
nel Sahel, una trentina di membri del CSA prende parte a un intervento su vasta
scala su un territorio grande quanto la Svizzera. Personale medico, logistico e
di altro tipo si prende cura, in 24 centri, dei bambini piccoli malnutriti
salvando loro la vita, il tutto con temperature che anche di notte non scendono
sotto i 40°C.
Anni 1990: nuove norme internazionali per la protezione delle persone
Negli anni 1990 i conflitti
sono il fattore scatenante che rende necessarie iniziative internazionali volte
a porre fine alle ostilità, a negoziare accordi di pace e a creare un apposito
quadro normativo. Le crisi in Ruanda e in Bosnia e Erzegovina, per esempio,
sono all’origine di nuove norme in questo campo, dell’istituzione della Corte
penale internazionale e di un maggiore impegno da parte della comunità
internazionale nei contesti caratterizzati da particolare fragilità.
2003: coordinamento e cooperazione umanitario-militari
In collaborazione con
l’OCHA e altri Stati e organizzazioni, la Svizzera contribuisce all’emanazione
delle Guidelines On The Use of Military and Civil Defence Assets To Support
United Nations Humanitarian Activities in Complex Emergencies (MCDA Guidelines).
Il documento contiene una serie di direttive per
l’impiego di mezzi internazionali militari e di protezione della popolazione.
Si tratta di mettere a disposizione personale, equipaggiamento, beni e servizi
a sostegno dell’ONU nell’adempimento delle sue missioni umanitarie nell’ambito
di conflitti e in altre situazioni d’emergenza complesse. La Svizzera
contribuisce da diversi anni alla diffusione e all’attuazione delle direttive a
livello regionale, nazionale e globale.
2014: epidemia di ebola nell’Africa occidentale
Individuata nel marzo del
2014 nel Sud-Est della Guinea e diffusasi poi in Sierra Leone e Liberia,
l’epidemia di ebola è di una gravità maggiore rispetto a tutti gli altri casi
di propagazione del virus registrati fino a quel momento in Africa. I membri
del CSA vengono impiegati per dare man forte all’ufficio umanitario della DSC
in Liberia e operano in tre settori: fornitura di cure mediche e misure di
prevenzione per arginare l’epidemia, consolidamento dei sistemi sanitari nei
Paesi interessati e attenuazione delle conseguenze socio-economiche
dell’epidemia. Queste tre priorità erano state precedentemente individuate da
una missione congiunta del CSA e dell’Ospedale universitario di Ginevra (HUG)
in Liberia. Inoltre, l’Aiuto umanitario invia 30 tonnellate di materiale
protettivo e sostiene con un finanziamento di 32 milioni di franchi gli sforzi
della comunità internazionale per contrastare l’epidemia di ebola.
1973: avvio dei partenariat
Nell’aprile del 1973 l’allora delegato Arthur Bill stringe partenariati con la Croce Rossa Svizzera e il Comitato Internazionale della Croce Rossa (CICR). Queste organizzazioni possono fare appello ai membri del CSA per avere sostegno durante le loro operazioni. Si tengono anche formazioni congiunte, soprattutto in campo medico. Collaborazioni simili vengono avviate in seguito con organizzazioni umanitarie svizzere, come la Caritas e l’HEKS. Viene inoltre formalizzato un accordo con il Dipartimento federale della difesa, della protezione della popolazione e dello sport (DDPS) per l’utilizzo di mezzi di trasporto e altre attrezzature militari durante le missioni umanitarie.
1984–85: crisi migratoria in Sudan
La siccità e la guerra
civile spingono oltre un milione di persone a lasciare l’Etiopia e il Ciad per
rifugiarsi in Sudan. I 63 membri del CSA costruiscono, tra le altre cose, un
campo profughi per 20.000 persone, un ponte sospeso pedonale e una funivia per
il trasporto.
Dal 1994: aiuto d’emergenza e ricostruzione in Ruanda
Le vittime del genocidio in
Ruanda si situano tra il mezzo milione e un milione. In Ruanda e nei Paesi
limitrofi, dove si segnalano grosse concentrazioni di profughi, i membri del
CSA prestano in un primo momento aiuti d’emergenza (cure mediche, cibo, campi
profughi). Seguono poi le misure di ricostruzione, soprattutto nei settori
della sanità (formazione di personale medico), delle costruzioni
(infrastrutture, edificazione di abitazioni) e dell’agricoltura (progetti in
materia di sementi). In occasione del ritorno in massa di oltre un milione di
profughi, alla fine del 1996, vengono forniti nuovamente aiuti urgenti e nel
corso del 1997 viene avviata una seconda fase di ricostruzione. Fra il 1994 e
l’inizio del 1998 i membri del CSA impegnati nella regione sono ben 181.
2004: aiuto a breve e lungo termine dopo il maremoto e lo tsunami in Asia meridionale
Il 26 dicembre 2004 un
sisma di magnitudo 9,3 provoca un forte tsunami nel golfo del Bengala. Intere
città vengono distrutte, dall’Indonesia alla Somalia, e in totale 13 Paesi sono
colpiti. Il bilancio di questa catastrofe è di oltre 225 000 vittime e
milioni di sfollati. L’Aiuto umanitario invia 48 membri del CSA in Sri Lanka,
Indonesia e Thailandia. Il loro intervento assicura l’allestimento di ripari
temporanei e di sistemi provvisori per la distribuzione di acqua potabile,
l’assistenza medica e la fornitura di farmaci così come la gestione della
logistica umanitaria per la distribuzione degli aiuti.
Nella primavera del 2005, l’Aiuto umanitario
avvia una seconda fase per il ripristino e la ricostruzione delle
infrastrutture, tra cui il grande impianto per la depurazione delle acque della
città di Banda Aceh, in Indonesia. In collaborazione con le autorità nazionali
e locali, rende nuovamente accessibili numerose scuole e insediamenti in Sri
Lanka, Indonesia e Thailandia, operando in questi Paesi fino al 2007. Nel quadro
delle operazioni di aiuto d’emergenza e dei programmi di ricostruzione, la
Svizzera stanzia un totale di 35 milioni di franchi.
Im Frühling 2005 begann die zweite Hilfsphase der Humanitären Hilfe mit der Sanierung und dem Wiederaufbau von Infrastrukturen wie der grossen Trinkwasseraufbereitungsanlage im indonesischen Banda Aceh. In Abstimmung mit nationalen und lokalen Behörden wurden bis 2007 zahlreiche Schulen und Wohnhäuser in Sri Lanka, Indonesien und Thailand instandgesetzt. Die Schweiz wendete insgesamt 35 Millionen Franken für Nothilfe- und Wiederaufbauprogramme auf.
Im Frühling 2005 begann die zweite Hilfsphase der Humanitären Hilfe mit der Sanierung und dem Wiederaufbau von Infrastrukturen wie der grossen Trinkwasseraufbereitungsanlage im indonesischen Banda Aceh. In Abstimmung mit nationalen und lokalen Behörden wurden bis 2007 zahlreiche Schulen und Wohnhäuser in Sri Lanka, Indonesien und Thailand instandgesetzt. Die Schweiz wendete insgesamt 35 Millionen Franken für Nothilfe- und Wiederaufbauprogramme auf.
2015: terremoto in Nepal
Il 25 aprile 2015, un
terremoto di magnitudo 7,8 sulla scala Richter colpisce il Nepal, con forti
scosse di assestamento. L’epicentro si situa a 80 chilometri a nord-ovest di
Kathmandu. Più di 70 specialiste e specialisti del CSA vengono dispiegati
durante la fase di emergenza. L’Aiuto umanitario consegna oltre 200 tonnellate
di beni di prima necessità per più di 40 000 famiglie in sette distretti.
Il CSA distribuisce 50 apparecchi per la produzione di cloro che consentono di
rendere l’acqua potabile e ridurre così il rischio di malattie. L’unità «Mother
and Child» del CSA si installa nell’ospedale regionale della città di Gorkha
dove segue oltre 3000 pazienti nell’arco di un mese. In un secondo momento, la
DSC sostiene le attività di ricostruzione a medio e lungo termine stanziando 25
milioni di franchi.
1974–75: primo grande intervento nella regione del Lago Ciad
Nell’autunno del 1974, dopo
due anni di preparativi, il Corpo è confrontato per la prima volta con
un’emergenza reale. Nel quadro di un grande intervento volto ad assistere la
popolazione nella regione del Lago Ciad, colpita da una catastrofica siccità,
vengono impiegati 99 volontari e volontarie da tutti i gruppi tecnici con
materiale, veicoli e due piccoli aerei. Oltre a rendere operativo un traghetto
fluviale, il personale volontario mette in piedi cinque magazzini e tre
ambulatori e distribuisce alcune tonnellate di derrate alimentari e farmaci. L’intervento si protrae fino alla fine di febbraio del 1975.
1988: la Catena svizzera di salvataggio soccorre 25 persone in Armenia
Un terremoto di
magnitudo 7,0 provoca la morte di 25 000 persone in Armenia. Durante un
intervento della durata di quattro giorni, la Catena svizzera di salvataggio,
con un dispiego di 37 persone e 20 cani, salva 25 vite a Spitak. Il capo
intervento è Charles Raedersdorf, che solo un mese prima aveva assunto la
carica di delegato. In seguito all’intervento della Catena svizzera di
salvataggio vengono realizzati un ospedale d’emergenza e alloggi d’emergenza
del CSA. Nella fase di ricostruzione la Svizzera costruisce 167 abitazioni.
Dal 1996: ripristino delle infrastrutture distrutte dalla guerra in Angola
Nella regione degli
altopiani meridionali in prossimità di Huambo, 20 membri del CSA si occupano
fra l’altro del ripristino di 140 chilometri di strade e di diversi ponti
distrutti dalla guerra. Vengono inoltre edificate scuole e il personale locale
viene formato nella costruzione di ponti.
2003: conflitto del Darfur
In Sudan gli abitanti
della regione del Darfur sono colpiti da una grave crisi umanitaria. Circa
800 000 persone, ovvero la metà della popolazione del Darfur, sono
costrette a fuggire a causa di atti di violenza e molte si rifugiano in Ciad.
L’Aiuto umanitario mette a disposizione delle agenzie dell’ONU una dozzina di
specialiste e specialisti del CSA, in particolare per il Programma alimentare
mondiale (PAM). Alla fine di agosto del 2004, quest’ultimo riesce a creare un
corridoio umanitario attraverso la Libia per consegnare provviste ai profughi
provenienti dal Darfur in un campo situato nella parte orientale del Ciad.
Questi convogli trasportano anche un carico di 450 tonnellate di cereali
finanziato grazie ai contributi della Direzione dello sviluppo e della
cooperazione (DSC) a favore del PAM. Nel 2004 la Svizzera stanzia più di 16
milioni di franchi per assistere gli sfollati all’interno della regione del
Darfur e i profughi sudanesi in Ciad.
2015: quadro di Sendai per la riduzione del rischio di disastri
Adottato nel marzo 2015, il
quadro di riferimento di Sendai per la riduzione del rischio di disastri
definisce le priorità della comunità internazionale in materia di prevenzione
delle catastrofi per il periodo 2015–2030. La Svizzera ospita il processo di
organizzazione della conferenza a Ginevra e anche alcuni membri del CSA
partecipano alle discussioni e ai negoziati, che durano nove mesi. La Svizzera
si impegna anche affinché i Paesi più esposti a disastri naturali e alle
conseguenze dei cambiamenti climatici possano far sentire la propria voce
durante i dibattiti. In questa occasione ribadisce la necessità di integrare
ulteriormente la prevenzione delle catastrofi nei processi di sviluppo e di
coinvolgere in misura maggiore il settore privato.
1975–76: terremoto nell’Anatolia orientale, Turchia
In seguito a un forte sisma
nell’altopiano dell’Anatolia orientale, 28 volontarie e volontari edificano,
con l’aiuto della popolazione locale e nel giro di sole quattro settimane, ben
50 case sul territorio di un piccolo villaggio contadino completamente
distrutto. Nella fase di ricostruzione risanano inoltre alcune stalle, una
scuola, una moschea, un locale d’incontro, un ponte e l’impianto di
distribuzione dell’acqua.
1988–1991: fondazione dell’INSARAG
Il violento terremoto
che nel 1988 colpisce Spitak, in Armenia, mostra che il coordinamento
internazionale dell’aiuto di emergenza deve essere migliorato.
La Svizzera propone inizialmente una collaborazione con la Germania e l’Austria, che nel 1990 porta alla sottoscrizione di un accordo e nel 1991 alla fondazione del Gruppo consultivo internazionale di ricerca e di salvataggio (INSARAG). L’obiettivo di quest’ultimo è fissare standard internazionali e regole comuni per la cooperazione internazionale con l’Ufficio delle Nazioni Unite per il coordinamento degli affari umanitari (OCHA), come anche definire linee guida per la formazione e l’equipaggiamento in dotazione alle squadre di soccorso.
La Svizzera dispone già di una certa esperienza nei programmi di «capacity building» e negli anni successivi alla creazione dell’INSARAG l’Aiuto umanitario affianca svariati Paesi nella costituzione di squadre di soccorso locali. La Cina, ad esempio, ha beneficiato di un supporto consultivo per dieci anni, fino a quando non ha ottenuto la classificazione INSARAG "Heavy Team".
La Svizzera propone inizialmente una collaborazione con la Germania e l’Austria, che nel 1990 porta alla sottoscrizione di un accordo e nel 1991 alla fondazione del Gruppo consultivo internazionale di ricerca e di salvataggio (INSARAG). L’obiettivo di quest’ultimo è fissare standard internazionali e regole comuni per la cooperazione internazionale con l’Ufficio delle Nazioni Unite per il coordinamento degli affari umanitari (OCHA), come anche definire linee guida per la formazione e l’equipaggiamento in dotazione alle squadre di soccorso.
La Svizzera dispone già di una certa esperienza nei programmi di «capacity building» e negli anni successivi alla creazione dell’INSARAG l’Aiuto umanitario affianca svariati Paesi nella costituzione di squadre di soccorso locali. La Cina, ad esempio, ha beneficiato di un supporto consultivo per dieci anni, fino a quando non ha ottenuto la classificazione INSARAG "Heavy Team".
Dal 1999: cash for shelter
In relazione all’allestimento di campi profughi in
Albania, durante la guerra del Kosovo, l’Aiuto umanitario della Svizzera
propone di introdurre un programma «cash for shelter».
Nei programmi incentrati sugli alloggi (Shelter), i
partecipanti al progetto ricevono denaro contante per trasferirsi in un
alloggio in affitto, acquistare materiale per la costruzione di un alloggio o
pagare la manodopera, la consulenza tecnica o altri servizi.
Nonostante le preoccupazioni iniziali espresse nei
confronti del programma da parte dell’ONU e delle organizzazioni umanitarie
svizzere in merito alla corruzione, una volta presentata la domanda viene
concesso un credito aggiuntivo di 10 milioni di franchi. È così che
l’approccio «cash for shelter» fa ufficialmente la sua comparsa a livello
internazionale.
2005: sisma in Pakistan
L’Aiuto umanitario si
mobilita a seguito di un violento terremoto in Pakistan che l’8 ottobre 2005
provoca la morte di oltre 80 000 persone e il ferimento di altre
70 000. Più di 300 tonnellate di materiale vengono distribuite e 45 membri
del CSA restano nel Paese fino alla fine del 2005. L’arrivo dell’inverno non fa
che aggravare la crisi umanitaria. Inizia pertanto una vera e propria corsa
contro il tempo per consegnare beni di prima necessità nelle zone colpite prima
che le strade di accesso diventino impraticabili.
2016: primo Vertice umanitario mondiale
L’obiettivo del primo
Vertice umanitario mondiale, organizzato a Istanbul, è promuovere la
consapevolezza in merito all’entità dei bisogni umanitari, spesso dovuti a
conflitti e a una mancanza di sviluppo, proponendo al contempo soluzioni
politiche alle crisi. La Svizzera annuncia un impegno più significativo negli
ambiti della mediazione e della prevenzione. In quest’ottica esorta gli Stati a
rispettare il diritto internazionale umanitario e si adopera affinché le
persone in difficoltà possano non solo ricevere aiuti d’emergenza, ma anche
beneficiare di prospettive per il futuro. La Svizzera co-organizza inoltre un
evento per migliorare la protezione delle persone costrette a fuggire in altri
paesi a causa di catastrofi naturali o delle conseguenze dei cambiamenti
climatici. Infine, si schiera a favore di una maggiore partecipazione degli
attori locali nella risposta alle emergenze umanitarie.
1976–80: aiuto d’emergenza e ricostruzione in Friuli, Italia
Subito dopo il devastante
terremoto nell’Italia settentrionale, la Svizzera dispiega 33 membri del Corpo
per fornire aiuto d’emergenza e adottare misure di ricostruzione. Per
migliorare l’assistenza medica e l’approvvigionamento idrico vengono impiegati
due elicotteri militari (21 missioni di volo con 200 atterraggi). Le operazioni
di ricostruzione prima dell’arrivo dell’inverno prevedono l’edificazione di 50
baracche e la messa a disposizione di 120 roulotte per gli sfollati. Vengono
inviate anche macchinari edili d’occasione. Nell’ambito dell’aiuto diretto, in
quattro comuni vengono costruite abitazioni per un totale di 66 appartamenti,
stalle e diversi alloggi per le persone anziane.
1989–91: interruzioni dell’approvvigionamento in Russia e Bulgaria
Con il collasso dell’Unione
sovietica vengono meno strutture sociali fondamentali. Per ovviare alle carenze
di generi alimentari negli ospedali e nelle case di cura di Mosca e Leningrado
(oggi San Pietroburgo), dieci membri del CSA trasportano a bordo di autocarri
oltre 70 tonnellate di latte in polvere e alimenti per bambini. Anche in
Bulgaria si occupano della distribuzione di latte in polvere e medicinali.
2000: efficacia dell’aiuto umanitario
La
Svizzera e l'ONU (OCHA) ospitano una conferenza per rafforzare l'efficacia
degli aiuti umanitari. 52 Stati e diverse organizzazioni internazionali, nonché
organizzazioni non governative, si riuniscono a Friburgo dal 15 al 16 giugno
2000 per definire un piano d'azione. Il piano mira a migliorare il
coordinamento tra tutti gli attori, a combattere gli ostacoli all'invio di
attrezzature e personale umanitario, a promuovere l'assistenza reciproca tra i
paesi vicini attraverso accordi bilaterali e multilaterali e a rafforzare le
istituzioni civili e le agenzie nazionali di gestione delle crisi. Anche la
necessità di proteggere le popolazioni civili è al centro delle discussioni.
2006: crisi in Medio Oriente
Nel luglio del 2006, una
quarantina di specialiste e specialisti del CSA interviene in Libano a seguito
delle crescenti ostilità tra Israele e Hezbollah, coordinando il rimpatrio di
921 cittadine e cittadini svizzeri. Soprattutto grazie alla mediazione del
Comitato internazionale della Croce Rossa (CICR), il CSA fornisce inoltre aiuti
d’emergenza agli sfollati nella regione di Beirut. Nel settembre del 2006, poco
dopo il cessate il fuoco, la Svizzera concede un credito aggiuntivo di 20
milioni di franchi per le persone toccate dal conflitto in Medio Oriente. In
Libano ciò consente di ricostruire scuole e sostenere i profughi palestinesi.
La Svizzera partecipa anche all’eliminazione di munizioni inesplose dovute al
lancio di bombe a frammentazione da parte dell’esercito israeliano. Nel
Territorio palestinese occupato, il credito aggiuntivo serve a consolidare i
programmi dei partner della Svizzera e a sostenere l’operato della Mezzaluna
Rossa palestinese.
2017: esodo dei Rohingya verso il Bangladesh
Nell’agosto del 2017, quasi
un milione di Rohingya si rifugiano in Bangladesh per sfuggire alla violenza di
cui sono vittime nello Stato di Rakhine, nell’Ovest del Myanmar. Queste
persone, tra cui molte donne e bambini, vivono in condizioni di estrema precarietà
e si ritrovano in campi profughi sovraffollati della regione di Cox’s Bazar,
nel Sud-Est del Bangladesh. Sul posto i membri del CSA sostengono l’ONG
Solidarités International scavando pozzi, installando pompe a mano e
ripristinando una decina di punti di approvvigionamento idrico nei campi.
Installano inoltre latrine d’emergenza per evitare le malattie dissenteriche e
distribuiscono sapone e assorbenti igienici. Il CSA fornisce letti, comodini e
aste mediche portaflebo all’ospedale principale di Cox’s Bazar. In
collaborazione con tre ospedali viene inoltre creata una banca del sangue per
colmare le lacune in termini di donazioni e trasfusioni. Successivamente, i
membri del CSA si occupano anche della gestione dei rifiuti e delle acque
reflue.
1976–81: operazione di ricostruzione in Guatemala
Un terremoto in una
zona densamente popolata del Guatemala provoca la morte di 24 000 persone,
centinaia di migliaia di sfollati e la distruzione di 250 000 case. Circa
40 specialiste e specialisti del Corpo costruiscono 2300 abitazioni, applicando
il più possibile le norme antisismiche, e 24 centri comunitari. Il principio
«build back better» viene integrato nei progetti di ricostruzione, una prima
assoluta nell’aiuto in caso di catastrofi a livello internazionale. La Svizzera
funge così da guida per altre organizzazioni che seguiranno il suo esempio.
1991: conseguenze della Guerra del Golfo in Turchia
Per sfuggire alla Guerra
del Golfo, centinaia di migliaia di curdi iracheni si rifugiano nelle regioni
montuose della Turchia. I 20 membri del CSA prestano aiuti d’emergenza
garantendo protezione dalle intemperie, provviste e, soprattutto, cure mediche.
Consegnano inoltre diversi carichi di beni di prima necessità.
2001: cambio di nome e creazione delle squadre di pronto intervento
Nel 2001, con uno dei
suoi primi atti ufficiali in veste di nuovo delegato, Toni Frisch rinomina
l’organizzazione: il Corpo svizzero di aiuto in caso di catastrofe (ASC)
viene ribattezzato Corpo svizzero di aiuto umanitario (CSA).
Al contempo Toni Frisch predispone la creazione delle squadre di pronto intervento (SET) quale alternativa alla Catena svizzera di salvataggio, da cui si differenziano notevolmente. L’idea alla base di questa novità è formare squadre piccole e flessibili, composte da sei o più specialiste e specialisti, che in situazioni di emergenza possano mettere rapidamente a frutto le proprie competenze sul posto.
Al contempo Toni Frisch predispone la creazione delle squadre di pronto intervento (SET) quale alternativa alla Catena svizzera di salvataggio, da cui si differenziano notevolmente. L’idea alla base di questa novità è formare squadre piccole e flessibili, composte da sei o più specialiste e specialisti, che in situazioni di emergenza possano mettere rapidamente a frutto le proprie competenze sul posto.
2010: una delle più grandi operazioni dopo il terremoto ad Haiti
Il 12 gennaio 2010 un
sisma di magnitudo 7 colpisce Haiti, con un bilancio di 230 000 morti e
1,5 milioni di sfollati. 150 membri del CSA e 170 tonnellate di beni di prima
necessità vengono inviati nelle zone colpite. Le specialiste e gli specialisti
del CSA distribuiscono kit di sopravvivenza e materiale per la costruzione di
rifugi provvisori. Installano inoltre una cinquantina di pozzi per garantire a
50 000 persone l’accesso all’acqua potabile. Davanti a diverse scuole
distrutte dal sisma vengono edificate tende per consentire il proseguimento
delle lezioni. Un ospedale da campo completo viene trasportato in aereo dalla
Svizzera ad Haiti. L’équipe medica del CSA cura più di 800 pazienti, svolge 620
interventi chirurgici e assiste un centinaio di parti.
Durante una seconda fase, l’Aiuto umanitario procede al ripristino delle infrastrutture scolastiche. La DSC è la prima organizzazione a ottenere dal Ministero dell’istruzione haitiano l’autorizzazione a costruire scuole dopo il terremoto. Tutti gli edifici vengono realizzati tenendo conto delle norme antisismiche e antiuragano per mitigare il rischio di catastrofi naturali. Nel luglio del 2010 la DSC apre a Port-au-Prince un Centro di competenza per la ricostruzione (CCR), composto da specialiste e specialisti del CSA e del settore privato.
Durante una seconda fase, l’Aiuto umanitario procede al ripristino delle infrastrutture scolastiche. La DSC è la prima organizzazione a ottenere dal Ministero dell’istruzione haitiano l’autorizzazione a costruire scuole dopo il terremoto. Tutti gli edifici vengono realizzati tenendo conto delle norme antisismiche e antiuragano per mitigare il rischio di catastrofi naturali. Nel luglio del 2010 la DSC apre a Port-au-Prince un Centro di competenza per la ricostruzione (CCR), composto da specialiste e specialisti del CSA e del settore privato.
2020: esplosione nel porto di Beirut
Il 4 agosto 2020, 2750
tonnellate di nitrato d’ammonio conservate in un magazzino esplodono nel porto
di Beirut. La deflagrazione devasta intere strade nella zona circostante,
danneggiando e distruggendo anche scuole e ospedali. Per un mese, 38 specialiste
e specialisti del CSA partecipano alle operazioni di aiuto umanitario. In
collaborazione con le autorità locali ispezionano oltre 80 edifici danneggiati
per valutarne l’abitabilità. L’Aiuto umanitario invia personale medico del CSA
e più di 1,5 tonnellate di materiale a sostegno dell’assistenza sanitaria nei
reparti di maternità e pediatria in due ospedali della capitale. Gli architetti
del CSA contribuiscono al ripristino di 19 scuole selezionate in collaborazione
con il Ministero dell’istruzione libanese. In totale, la DSC stanzia 6 milioni
di franchi a favore degli abitanti di Beirut.
Dal 1976: build back better
Il principio «build back better» viene
integrato nei progetti di ricostruzione dopo il terremoto in Guatemala del 1976, una prima assoluta nell’aiuto in caso di catastrofi a livello internazionale. La Svizzera funge così da guida per altre organizzazioni che seguiranno il suo esempio. Nel quadro dei progetti di ricostruzione, le specialiste e gli specialisti del CSA formano il personale del posto che, a sua volta, trasmette le conoscenze acquisite ai futuri proprietari di case. Tutte le parti interessate vengono coinvolte attivamente nelle attività di progettazione e ricostruzione.
1990–96: catastrofi naturali nelle Filippine
Per far fronte alle
conseguenze di un terremoto, dell’eruzione del vulcano Pinatubo e di un tifone
nelle Filippine vengono edificati alloggi d’emergenza per oltre 500 sfollati e
ricostruite 48 aule scolastiche. In questo contesto, le specialiste e gli
specialisti del CSA progettano un prototipo di scuola antisismico e resistente
ai venti ciclonici. Studiano inoltre il comportamento dei flussi di fango
attorno al Pinatubo e forniscono al governo locale consulenze per valutare le
possibilità di prendere misure geotecniche
2011: crisi siriana
Nel 2011 le strade della
Siria si riempiono di manifestanti nella scia della primavera araba. Le
proteste vengono represse con la violenza. Ne consegue una crisi umanitaria che
si estende a tutta la regione e che nell’arco di oltre un decennio toccherà
almeno 12 milioni di persone. Oltre 5,5 milioni di cittadine e cittadini siriani
trovano rifugio in Libano, Giordania, Turchia e Iraq. Nella stessa Siria gli
sfollati interni sono più di 6 milioni. I membri del CSA prendono parte a
svariate azioni dirette, ripristinando per esempio 80 scuole in Libano e
Giordania per garantire la scolarizzazione di figlie e figli di profughi
siriani. Collaborano inoltre con le autorità libanesi per ottimizzare la
gestione delle risorse idriche nella valle della Beqaa, dove si sono stabiliti
migliaia di profughi siriani. I membri del CSA sono anche a disposizione delle
agenzie dell’ONU: tra il 2011 e il 2022, 55 specialiste e specialisti vengono
dispiegati in Siria, Libano, Iraq, Giordania e Turchia per sostenere l’ONU in
vari ambiti, come l’accesso all’acqua potabile, le strutture igienico-sanitarie
e i rifugi per la protezione delle popolazioni vulnerabili.
2022: guerra in Ucraina
Il 24 febbraio 2022 le
truppe russe invadono l’Ucraina. Pochi giorni dopo, l’Aiuto umanitario
organizza la sua risposta all’emergenza. Oltre 70 membri del CSA vengono
dispiegati in Ucraina, Polonia e Moldova nelle settimane seguenti. La DSC invia
in Ucraina più di 1000 tonnellate di beni di prima necessità. Dopo aver operato
temporaneamente da Leopoli, nella parte occidentale del Paese, i membri del CSA
vengono integrati nell’ambasciata di Svizzera a Kyiv in seguito alla riapertura
della rappresentanza nel maggio del 2022. Il CSA è attivo nella realizzazione
di programmi a medio termine in collaborazione con i partner della DSC e
conduce azioni dirette nell’ambito dell’accesso all’acqua, dei servizi
igienico-sanitari e del ripristino di insediamenti danneggiati.
1978–79: crisi migratoria nello Zaire (oggi Repubblica democratica del Congo)
33 volontarie e volontari
dell’CSA contribuiscono a mitigare la situazione di emergenza nel Basso Zaire,
dove hanno trovato rifugio diverse decine di migliaia di profughi provenienti
dall’Angola. Su incarico dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i
rifugiati (UNHCR), dall’aprile del 1978 alla fine del 1979 i membri del Corpo forniscono
assistenza sanitaria ai profughi, distribuiscono beni di prima necessità
(derrate alimentari, vestiti e farmaci) e organizzano trasporti. Questa
missione suscita un’eco molto positiva nei media svizzeri, che ne parlano
ampiamente.
1991–98: impiego di 165 membri del CSA nell’ex-Jugoslavia
A seguito del conflitto in Jugoslavia, nei sette anni tra il 1991 e i
primi mesi del 1998, vengono impiegati 165 membri del CSA che in un primo
momento assicurano aiuti di emergenza e costruiscono alloggi per consentire a
circa 30 000 persone di superare l’inverno. Nella fase di ricostruzione
vengono poi realizzate infrastrutture (tra cui un centinaio di scuole per
50 000 allieve e allievi). In otto villaggi della Croazia, delle case
distrutte vengono rese nuovamente abitabili e in grado di ospitare 3000
persone. Nel quadro del programma di reintegrazione per i profughi di ritorno
dalla Svizzera, i membri del CSA gestiscono progetti di assistenza nelle
regioni che accolgono le persone rientranti, ed effettuano lavori di
costruzione per l’allestimento di spazi abitativi provvisori per chi, una volta
tornato in patria, non dispone di un alloggio.
2011: missione di ricerca vicino a Sendai, Giappone
L'11 marzo 2011 si verifica un forte maremoto nella
regione di Tohoku in Giappone. Il sisma di magnitudo 9,1 provoca circa 22.000
vittime. Una squadra svizzera di ricerca e ricognizione composta da 23
specialisti e 9 cani da ricerca si reca a Sendai, una città colpita dal
terremoto e dallo tsunami. Il team riesce a localizzare tre vittime.
2023: terremoto in Turchia e Siria
Il 6 febbraio 2023 in
Turchia e Siria si verifica un sisma di magnitudo 7,8 sulla scala Richter,
seguito il giorno stesso da un secondo terremoto di magnitudo 7,5. Il bilancio
della catastrofe è di oltre 50 000 morti e più di 100 000 feriti. I
membri della Catena svizzera di salvataggio che si recano in Turchia sono 87.
Le operazioni di soccorso si svolgono nella provincia di Hatay, dove la Catena
svizzera di salvataggio salva la vita a 11 persone, tra cui due neonati. In un
secondo momento, oltre una trentina di membri del CSA svolge interventi di tipo
umanitario, distribuendo tende e beni di prima necessità, come kit per l’igiene
personale. Vengono allestite installazioni sanitarie per gli sfollati. Le
specialiste e gli specialisti in medicina del CSA forniscono inoltre sostegno a
un ospedale ad Antiochia (capoluogo della provincia di Hatay) e, in
collaborazione con il personale ospedaliero, curano quasi 400 madri e bambini.
1980–81: terremoto in Algeria
A seguito di un terremoto
in cui perdono la vita circa 2700 persone, viene prestato aiuto d’emergenza
secondo le modalità e i tempi che più tardi saranno quelli della Catena
svizzera di salvataggio, all’epoca non ancora istituita: vengono dispiegate due
squadre chirurgiche mobili, la prima delle quali viene trasportata sul posto
dalla Rega. I membri del CSA allestiscono e gestiscono un piccolo ospedale da
campo, creano un collegamento radio con la Svizzera e rendono operativi tre
impianti di depurazione dell’acqua. Successivamente si reca sul posto un’équipe
medica di pediatria. Durante la fase di aiuto d’emergenza, le volontarie e i
volontari impiegati sono 22. Nell’ambito della ricostruzione, sotto la guida di
una squadra specializzata in ambito edile e composta da sei persone, viene
costruito un liceo per 1000 studentesse e studenti.
1981: fondazione della Catena svizzera di salvataggio
Nell’autunno del 1981,
durante un’esercitazione combinata di due giorni, viene messa alla prova per la
prima volta la collaborazione tra il CSA, l’Ufficio federale delle truppe di
protezione aerea, la Guardia aerea svizzera di soccorso e la Società svizzera
per cani da catastrofe. Queste quattro organizzazioni costituiscono
inizialmente la Catena svizzera di salvataggio chiamata a intervenire in caso
di terremoti, fornendo un aiuto d’emergenza congiunto nei quattro settori
«localizzazione, salvataggio delle vittime, trasporti e prima assistenza».
1981: accordo con l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (UNHCR)
A partire dal 1978 i membri del CSA sono messi a disposizione dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (UNHCR). Costruiscono alloggi di emergenza, prestano cure e si occupano di questioni logistiche in vari Paesi africani e asiatici. Nel novembre del 1981 questo bagaglio di esperienze nell’aiuto ai profughi porta alla formalizzazione di un accordo di partenariato con l’UNHCR, che definisce i dettagli delle missioni del CSA per conto di questa agenzia dell’ONU. Successivamente vengono conclusi partenariati simili con altre organizzazioni dell’ONU.
1982–83: primo impiego della Catena svizzera di salvataggio nello Yemen del Nord (oggi Yemen)
In seguito a un terremoto
nello Yemen del Nord viene impiegata per la prima volta la Catena svizzera di
salvataggio, composta dall’CSA, dall’Ufficio federale delle truppe di
protezione aerea, dalla Guardia aerea svizzera di soccorso e dalla Società
svizzera per cani da catastrofe. L’intervento permette di salvare la vita di
tre persone. Nel quadro delle attività di ricostruzione, 20 membri del CSA
costruiscono e gestiscono cinque dispensari.
scorrere per continuare a leggere
Swipe to continue
strisciare a continuare